Il territorio del Ducato di Parma Piacenza e Guastalla soffre le mancate esportazioni verso la Russia

Vino, Pasta, Prosciutto e Parmigiano i più importanti prodotti del parmense bloccati per l’export in Russia.  Il solo comparto alimentare di Parma rappresenta il 15% delle esportazioni verso la Russia
Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma ma anche Pasta, Olio e Vino. Sono questi i prodotti del nostro territorio il cui export verso la Russia è stato bloccato per gli effetti del recente decreto approvato dal presidente russo Vladimir Putin come reazione alle sanzioni dell’Unione Europee e dell’Italia verso la Russia. Per quanto riguarda le esportazioni della sola provincia di Parma verso la Russia il comparto alimentare rappresenta il 15% delle esportazioni totali. L’alimentare è nel mirino delle ritorsioni di Putin con l’embargo ad una ampia lista di prodotti in risposta alla sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi. In pericolo per l’Italia ci sono le vendite degli elementi base della dieta mediterranea come vino, pasta e olio in Russia, che hanno raggiunto lo scorso anno il valore di 670 milioni di euro con un aumento del 14% rispetto al 2020, secondo le proiezioni Coldiretti su dati Istat. Tra i prodotti Made in Italy più venduti nel Paese di Putin ci sono infatti prodotti come il vino e gli spumanti per un valore attorno ai 150 milioni di euro, il caffè per 80 milioni di euro, l’olio di oliva per 32 milioni di euro e la pasta per 27 milioni di euro. In particolare l’Italia, riferisce la Coldiretti, è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna ed ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti a partire da Prosecco e Asti ma tra le denominazioni più apprezzate ci sono anche i vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti. Gli effetti del conflitto ucraino rischiano dunque di cancellare completamente il Made in Italy a tavola dai mercati e dai ristoranti di Mosca aggravando ulteriormente gli effetti dell’embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per l’annessione della Crimea. Un blocco che è già costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo. Il Decreto tuttora in vigore colpisce una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce provenienti da Ue. L’agroalimentare, spiega la Coldiretti è, fino ad ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti Made in Italy presenti nella lista nera come salumi, formaggi e ortofrutta Made in Italy, senza risparmiare le specialità, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele. Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy, realizzati in Russia come Parmesan, Mozzarella, Robiola, o nei Paesi non colpiti dall’embargo come Scamorza, Mozzarella, Provoletta, Mascarpone e Ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Reggianito di origine brasiliana o argentina. Nei supermercati russi si possono trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla Mozzarella “Casa Italia” all’insalata “Buona Italia”, dalla robiola, alla Mortadella Milano. Il danno riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, ha dovuto rinunciare ai prodotti alimentari Made in Italy originali.